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selfie

The Visible Man

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Per un attimo Kemp rimase in silenzio, fissando la schiena di quella figura, affacciata alla finestra. Poi si alzò, colpito da un pensiero, prese il braccio dell’uomo visibile e lo allontanò di lì per togliergli la possibilità di guardare fuori. L’uomo cominciò a parlare1:

L’arte di scomparire o del scegliere quando

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Vivere con discrezione

Il titolo di questo post è lo stesso del saggio scritto da Pierre Zaoui ed edito da Il Saggiatore, semplicemente perché vorrei esattamente copiare parola per parola tutto quello che c’è scritto. Non solo perché la stesura dei concetti usa una prosa inappuntabile, ma anche perché è un libro che ogni politico incollato alla poltrona, ogni genitore troppo invadente nella vita dei figli, ogni essere pensante al comando di una qualunque istituzione (azienda, associazione, ente pubblico, teatro, museo, studio professionale…) dovrebbe leggere.

È la visibilità, bellezza!

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L’idea della visibilità, del vedere e dell’essere visti, se analizzata in termini distopici (Panopticon, Grande Fratello) o in termini di selfie e/o pov shot, rischia di essere ridotta unicamente ad aspetti negativi e di infettare il discorso intorno alla visibilità stessa.

Tre. L’elefante negato ma diffuso. Non posso scegliere se vedere o non vedere qualcosa perché nel web tutto è in mostra

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“Se ho incluso la Visibilità nel mio elenco di valori da salvare è per avvertire del pericolo che stiamo correndo di perdere una facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e forme dall’allineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina  bianca, di pensare per immagini”.

Due. L’elefante di cui nessuno vuole parlare: la sottile linea tra guarda me (selfie) e guarda come me (POV shot), ovvero come non lasciare niente, ma proprio niente, all’immaginazione

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“Quale sarà il futuro dell’immaginazione individuale in quella che si usa chiamare la “civiltà dell’immagine”? Il potere di evocare immagini in assenza continuerà a svilupparsi in un’umanità sempre più inondata dal diluvio delle immagini prefabbricate?”