Exposizione Fotonica
S02E05
Entrino signori entrino, e si meraviglino di fronte alle stupefacenti capacità della scienza moderna. Qui da noi si svolge il più grande spettacolo della Terra! Prego si accomodino sulle gradinate, c’è posto per tutti.
Entrino signori entrino, e si meraviglino di fronte alle stupefacenti capacità della scienza moderna. Qui da noi si svolge il più grande spettacolo della Terra! Prego si accomodino sulle gradinate, c’è posto per tutti.
Ad averne le competenze, per parlare di rapidità avrei scritto solo di jazz. Questo mi dicevo mentre ero intento a pensare qualcosa da scrivere, poi ho visto questo video
Mi è capitato spesso di ricevere chiamate e messaggi che mi segnalavano l’arrivo imminente di una mail, più probabilmente la già avvenuta ricezione. Siamo troppo lenti per le e-mail, lo sappiamo, e non manchiamo di ricordare ai nostri destinatari che lo sono anche loro.
Da dove deriva la rapidità (quasi immediatezza) tecnica di Internet?
Da A a B nel minor tempo possibile. La velocità ha sempre affascinato l’uomo, rendendo possibili azioni prima impensabili. Quando salgo su un treno ad Alta Velocità, ad esempio, non riesco a trattenere lo stupore per il poco tempo impiegato a raggiungere la mia destinazione (“solo 2 ore da Torino a Bologna… incredibile!”).
Astrothumb, esploratore dello spazio e della mente, in missione per conto di Cesc Bonafede, attualmente ospite del reparto psichiatrico del cronicario di Davos.
Sulla cresta dell’onda
ho viaggiato a vele spiegate
tra sole e linea d’ombra
tra vento e mareggiate.
Ma a tenermi in superficie
non fu legge di Archimede,
ma disegno di altra specie
che a fatica l’occhio vede.
“Non ho detto il falso, non ho commesso razzie, non ho rubato, non ho ucciso uomini…”1
I giudici dei morti sono quarantadue, come i peccati che simboleggiano, e bisogna chiamarli per nome uno alla volta per dichiarare la propria innocenza. A volte sono in piedi, a volte seduti. Al centro c’è Osiris, giudice supremo. Il giudizio fa paura – fa sempre paura essere giudicati – ma i quarantadue misurano la leggerezza del cuore, la leggerezza dell’anima.
“Nei momenti in cui il regno dell’umano mi sembra condannato alla pesantezza, penso che dovrei volare come Perseo in un altro spazio. Non sto parlando di fughe nel sogno o nell’irrazionale. Voglio dire che devo cambiare il mio approccio, devo guardare il mondo con un’altra ottica, un’altra logica, altri metodi di conoscenza e di verifica”.
“È vero che il software non potrebbe esercitare i poteri della sua leggerezza se non mediante la pesantezza del hardware; ma è il software che comanda, che agisce sul mondo esterno e sulle macchine, le quali esistono solo in funzione del software, si evolvono in modo d’elaborare programmi sempre più complessi. La seconda rivoluzione industriale non si presenta come la prima con immagini schiaccianti quali presse di laminatoi o colate d’acciaio, ma come i bits d’un flusso d’informazione che corre sui circuiti sotto forma d’impulsi elettronici. Le macchine di ferro ci sono sempre, ma obbediscono ai bits senza peso.”
“Il filo non è ciò che si immagina. Non è l’universo della leggerezza, dello spazio, del sorriso. È un mestiere. Sobrio, rude, scoraggiante. E chi non vuole intraprendere una lotta accanita di sforzi inutili, pericoli profondi, trappole, chi non è pronto a dare tutto per sentirsi vivere, non ha bisogno di diventare funambolo. Soprattutto, non lo potrebbe. A proposito di questo libro: lo studio del filo non è rigoroso, è inutile.”