21th CENTURY SCHIZOID MUSICIAN (parte 2 di 3)
A proposito della creatività in musica.
A proposito della creatività in musica.
#V1°
Era da tempo che ragionavo sulla possibilità di andare dal medico. Dal medico si va solo quando non ci sono più alternative:
“Lo vedete questo?”. A Lisbona, il ponte Vasco da Gama attraversa il fiume Tago ed è lungo quasi 18 km. Le vittime dell’attentato di Madrid sono state 191. La magnifica Laurel Halo è nata nel Michigan ma la sua etichetta discografica è inglese. Svegliarsi alle 5.30 di mattina pare faccia abbastanza bene.
No. Io non credo nell’esattezza di Google, nelle app che dicono di conoscerci meglio del nostro dottore, nelle immagini di Facebook, nelle pubblicità di Amazon. Non credo ai click, al numero di follower, ai big data. Non credo neanche alla geolocalizzazione e a tutti quegli algoritmi che pensano di sapere i nostri interessi prima ancora di averli espressi. E non credo alle pubblicità emozionanti di Apple o Samsung, all’idea che un device possa cambiarti la vita trasformandola in un meccanismo perfetto senza errori.
Da A a B nel minor tempo possibile. La velocità ha sempre affascinato l’uomo, rendendo possibili azioni prima impensabili. Quando salgo su un treno ad Alta Velocità, ad esempio, non riesco a trattenere lo stupore per il poco tempo impiegato a raggiungere la mia destinazione (“solo 2 ore da Torino a Bologna… incredibile!”).
È vero che il software non potrebbe esercitare i poteri della sua leggerezza se non mediante la pesantezza del hardware; ma è il software che comanda, che agisce sul mondo esterno e sulle macchine, le quali esistono solo in funzione del software, si evolvono in modo d’elaborare programmi sempre più complessi. La seconda rivoluzione industriale non si presenta come la prima con immagini schiaccianti quali presse di laminatoi o colate d’acciaio, ma come i bits d’un flusso d’informazione che corre sui circuiti sotto forma d’impulsi elettronici. Le macchine di ferro ci sono sempre, ma obbediscono ai bits senza peso.
L’obiettivo del lavoro educativo deve essere quello di favorire la possibilità e la volontà di compiere delle scelte in piena autonomia, dando spazi per mostrare e affermare se stessi e le proprie idee. Creare delle situazioni in cui sia possibile esercitare la propria individualità è l’impegno che deve prendersi quotidianamente l’educatore, spingendo la persona a prendersi lo spazio di espressione che di diritto gli spetta.
Che cosa fareste se per un giorno, un giorno soltanto, poteste diventare invisibili? Se vi stanno venendo in mente solamente pensieri osceni e non vi osate a rispondere perché state leggendo questo post in ufficio non vi preoccupate, possiamo chiederlo a Google.