Nell’autunno del 1985 Italo Calvino avrebbe dovuto tenere presso l’Università di Harvard sei lectures intitolate a Charles Eliot Norton (universalmente conosciute come Norton Lectures).
Quasi ogni anno infatti, a partire dal 1927, l’università americana chiama un eminente rappresentante della letteratura mondiale per tenere sei lezioni sul tema “poetry in the broadest sense”. Il 1985 fu l’anno di Calvino, anche se le lezioni non ebbero mai luogo, data la morte dello stesso nel settembre di quell’anno. Gli appunti e le note per quelle lezioni vennero comunque raccolti in quello che è diventato il volume Six Memos for the Next Millennium, sei proposte per la letteratura e la narrazione nel terzo millennio.
La prima serie di Storyfilters parte da qui: dalle sei lezioni americane di Calvino. Primo perchè di narrazione il blog intende parlare, secondo perché quel che succede nel terzo millennio è molto più narrativo rispetto a quello che succedeva nel secondo, terzo perchè indagare il processo di narrazione collettiva nel terzo millennio è l’obiettivo finale del blog. Per questi motivi le lezioni americane di Calvino tornano prepotentemente di attualità.
In un contesto nel quale i flussi di informazioni sono oggetto continuo di filtraggio, manipolazione, scrematura e condivisione, per offrire una narrazione efficace dei fenomeni contemporanei occorre dotarsi di opportune lenti focali, di filtri intellettuali a diversa grana, in grado di ridurre le sfocature cui la realtà è attualmente soggetta e di selezionare visioni e narrazioni chiare ed efficaci.
Six Memos for the Next Millennium è organizzato in sei capitoli, sei chiavi di lettura, sei categorie, sei filtri:
Se volessi scegliere un simbolo augurale per l’affacciarsi del nuovo millennio, sceglierei questo: l’agile salto improvviso del poeta-filosofo che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene il segreto della leggerezza, mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero d’automobili arrugginite.
Il secolo della motorizzazione ha imposto la velocità come un valore misurabile, i cui records segnano la storia del progresso delle macchine e degli uomini. Ma la velocità mentale non può essere misurata e non permette confronti o gare, nè può disporre i propri risultati in una prospettiva storica. La velocità mentale vale per sé, per il piacere che provoca in chi è sensibile a questo piacere, non per l’utilità pratica che si possa ricavarne. Un ragionamento veloce non è necessariamente migliore d’un ragionamento ponderato; tutt’altro; ma comunica qualcosa di speciale che sta proprio nella sua sveltezza.
Inedito, ricavato dai manoscritti preparatori delle Norton Lectures. Si tratta della stesura, provvisoria ma completa, della conferenza iniziale; questo testo (che reca la data 22 febbraio 1985) verrà poi scartato, ma parecchio materiale era destinato a confluire nella sesta lezione, rimasta incompiuta, Consistency. (…)