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Immaginazione e Fénéon

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“Più densa, più eloquente della vita quotidiana ma non radicalmente diversa, la letteratura amplia il nostro universo, ci stimola a immaginare altri modi di concepirlo e di organizzarlo”.

Così Tzvetan Todorov definisce la letteratura in un saggio del 2007 intitolato La letteratura in pericolo.

La letteratura, l’immaginazione e il nostro universo sono tre elementi inscindibili, o meglio, la letteratura è al contempo medium e risultato dell’esercizio dell’immaginazione, e la vita quotidiana rappresenta la materia grezza che sta alla base di questo processo.

Nel 1906 Félix Fénéon pubblica sul “Matin” circa millecinquecento Romanzi in tre righe, brevissime narrazioni che fotografano la cronaca di quegli anni.

“A Clichy un mendicante settantenne, certo Verniot, è morto di fame. Nel suo pagliericcio sono stati trovati 2000 franchi. Ma non bisogna generalizzare.”

Le ultime quattro parole sono la chiave di volta, l’espediente narrativo che trasforma il fatto riportato in letteratura. In quell’avversativa risiedono le infinite possibilità dell’immaginazione, quegli “altri modi di concepire l’universo” di cui parlava Todorov.

La genialità di Fénéon sta proprio nella massima concentrazione stilistica: una parola, una virgola, o anche il solo ritmo possono avere una funzione narrativa determinante, oltre che veicolare il punto di vista del narratore.

La lunghezza di questi minuscoli romanzi non è molto difforme dalla comunicazione di Twitter, Facebook, persino i messaggi con hashtag di Instagram. Anche qui troviamo resoconti, commenti di fatti privati o pubblici, esternazione di emozioni. Ovviamente gli utenti dei social non hanno probabilmente lo stesso obiettivo letterario di Fénéon quindi non possiamo fare un paragone diretto; eppure un dato emerge con violenza. Questo genere di comunicazione non si avvale quasi mai dell’immaginazione, difficilmente un post – per quanto stilisticamente studiato – racchiude una molteplicità di sguardi sul mondo (e ancora meno riesce a immaginare i mondi possibili e futuri). Non si tratta solo di una scelta artistica e legittima ma di una deriva del nostro tempo.

Commentiamo, fotografiamo, critichiamo, rendicontiamo ma dove usiamo oggi l’immaginazione?

La risposta ci arriva da due scrittori molto diversi tra loro ma che recuperano con risultati e obiettivi molto differenti una delle forme narrative più antiche e regolamentate: la fiaba.

Un bene al mondo di Andrea Bajani (Einaudi 2016) prende in prestito dalla fiaba la semplificazione spazio temporale (c’è un paese con una scuola, un chiesa e una piazza e c’è un tempo imperfetto) e l’essenzialità delle figure (il bambino, la madre, il padre, la bambina). Ed è proprio da questo levare, dal rispetto dell’autore per una struttura che deriva tanta forza. Solo attraverso la scelta di una particolare gabbia narrativa Bajani riesce a affrontare una materia lontanissima dalla fiaba (il dolore nella sua forma più intima).

L’immaginazione dell’autore va ben oltre un particolare sguardo sul mondo: è un racconto universale reso possibile solo da una rigida scelta.

La stessa operazione stilistica è stata fatta da Stefano Benni con La bottiglia magica (Lizard 2016). Anche qui l’autore gioca con la struttura della fiaba (e numerosissimi sono i riferimenti metaletterari) proprio per denunciare l’impoverimento dell’immaginazione ai nostri giorni.

Per raccontarlo sceglie due protagonisti eroi, diversi antieroi, aiutanti animali e oggetti magici.

Ancora una volta lo sguardo sul mondo è veicolato dalla forma narrativa della fiaba.

I due autori provengono da esperienze molto diverse e abitano mondi apparentemente distanti eppure è interessante come entrambi incrocino le forme dell’immaginazione dove è in gioco il rinnovamento dell’archetipo della fiaba.

Forse bisogna partire da lì anche per costruire l’immagine di un mondo possibile, nuovo e futuro.

Immagine di copertina di:  Francesco Morgando


Scritto da Giorgia De Angelis | @GiorgiaDeAngel

Laureata in lettere moderne con specializzazione in critica contemporanea, oggi si occupa di editoria, della sua comunicazione e pianificazione strategica.